domenica 5 ottobre 2008

vive la dimanche, ou la dimanche qui vit

Chi ha voglia di alzarsi presto la domenica? io... no! Però, bisogna approfittare del fatto di essersi levati dall'anidride carbonica italica, per immergersi in un sano ossigeno francese e visitare i beni che Dio ha deciso di concentrare nella zona in cui sono capitata. E poi, partenza alle 10 non è troppo drammatica. Ho comunque faticato. Abbiamo. Uscita a cinque, questa volta; cinque spice girls in gita a Arles. Siamo state previdenti, abbiamo fatto la CarteTreize: una figata grazie alla quale nei week end si viaggia a 1 euro. Ovviamente solo in determinate zone, e noi volevamo andare da un'altra parte, ma era ovviamente fuori dal percorso. Arles va benissimo. Saint Mairie de la mer, no? contando che in tutta la domenica ci sono un pullman a andare e un pullman a tornare, forse voler addiruttra andare a prendere delle coincidenze, sarebbe stato andarsi a cercare il freddo per il letto. Probabilmente in questo momento starei immersa nel mistrale salmastro della cittadina zingara. E invece no. Avvolta in una coperta blu, al solito terzo piano del solito palazzo della solita rue venel, racconto. Le cinque, quattro italiane e una olandese, partono. L'idea della CarteTreize non è stata geniale: tutta la gioventù posticcia di Aix ha deciso di andare a Arles oggi. Fila. Nell'attesa inquadriamo i cinque personaggi, senza fare nomi. Io. Simo. Italiana trevigiana che studia a Trieste, accento veneto imperante, parlata francese costante (anche quando tra italiani). Italiana veronese che studia a Trieste, decisamente la Melanie C. del gruppo. Olandese tipica, floride guance rosse e boccolo biondo, french speaking ma con qualche difficoltà di spigolatura. La comprensione si rende ostica, ma la lotta per la sopravvivenza prevede anche questo. E modestamente, con la mia diet coke serale in mano, posso vantarmi del fatto che, dopo una giornata con la mia nuova amica nord europea, capisco benissimo il suo francese appuntito. Bene. Nel frattempo il pullman è partito e ad arrivare ad Arles ci si mette un'ora e mezza. Dopo di che: il sogno. Sole, luce, musica, gente, profumi per strada, nessun fetore mefitico, nessuna cacca cagnesca di dimensioni imbarazzanti. Niente di tutto ciò. Anzi. Musicisti di strada che colorano l'aria di fringuellanti note fisarmonichesce, cani che ballano al ritmo di musica, padri giovani e belli che scivolano sull'asfalto con pattini a rotelle e perfette bambine bionde e paffute in braccio. Bienvenue a Arles. Una giornata a girare e giroclare tra rues e ruelles, tra turisti (italiani e giapponesi) e neanche l'aria di un museo gratuito domenicale. Anzi, solo uno. Una specie di inquietantissimo museo delle cere in cui dei santon ( bambolette tipiche provenzali, tipo presepe, che incarnano i topoi degli indigeni dei tempi passati.n.d.r.) di dimensioni umane occupavano improbabili salotti natalizi con tanto di cani e gazze imbalsamati. Uno schifo. Ma era gratis. Comunque, forse tutti non sanno che Arles era il regno di Sua Maestà Vincenzo Van Gogh! Perciò immagini e richiami ovunque. Persino il cafè ricostruzione di quello da lui ritratto. Magnifico! Ma... la Chambre de Van Gogh, quella famosissima del quadro con la sedia, ecc ( se non avete presente: www.google.com), bene, quella stanza che ci avevano promesso essere nella petite ville... non c'era. O meglio. C'era, ma rifatta e oltretutto fuori dalla città. Per cui nemmeno quella siamo riuscite a vedere. è stata semplicemente una domenica provenzale d'altri tempi, tra muri gialli e profumi romantici. Gitarella perfettamente riuscita e sicuramente perfetta perchè non smielensata da manina-manina e bacino-bacino. Di quelle cose che poi ti ricordi il posto perchè ti ricorda l'amore e piangi su marciapiedi zozzi di città magari insulse perchè perchè perchè. No. Gite tra amiche, sempre la scelta migliore. Fatto sta che le Spice Girls dovevano pur ritornare da questo posto per cui hanno preso il pullman delle quattroequaranta alla gare rutière di Arles. Travolte da un'orda di multispeaking ce l'hanno fatta a salire. E anche a sopravvivere al viaggio. Perchè l'autista era evidentemento un personaggio messo lì da qualche associazione di volontariato o smili. gentilissimo, per carità; del tipo "bonjour-bonsoir-aurevoir-merci" con tutti quelli che salivano. Però il pullman traballava pericolosamente, e non dico che sbandasse, ma seriamente che avesse degli squilibri dinamici destra-sinistra. un po' tipo andare in barca a vela. Ma questo cullarmi mi ha portata nel magico mondo dei sogni, con la mia borsa abbracciata tipo coperta di linus. Fin tanto che delle urla mi svegliano. Ed era l'autista che urlava e delle persone giù dal pullman che urlavano. Perchè volevano salire ma di posto non ce n'era. Percui era pure giusto che lui non li accettasse. E comunque dopo che siamo partiti, tra un traballamento da pullman di cartoonia e l'altro, l'autista ha continuato a urlare da solo, gesticolando, imprecando e facendo su e giù con la testolina per almeno dieci minuti. Ok. Ri-sonno. Mi cade violentemente la testa e mi sveglio. Mi volto e nella stessa condizione di rem c'è Simo con bocca spalancata; davanti a noi una ugola d'oro che ha accompagnato la restante parte del viaggio con le hit pop del momento. Per fortuna: Aix. Il suo mercato domenicale. I suoi biscotti, gioielli, chincaglierie. Avevo bisogno d'Alcool. Appolinaire, s'intende.

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