martedì 28 ottobre 2008

ragazza in gabbia con valigia in mano


Pare che qualche strano allineamento astrale continui a inviare i suoi fulmini sinistri proprio qui. Sulla mia testa. Su di me che, da sola, cerco di fare compagnia alla casa. E viceversa. Ok, scarpe dal calzolaio. Ma: è venuto il tanto atteso plombier. Tanto per cominciare è arrivato senza suonare il campanello. Ha scalato la torre di Londra del mio palazzo dai muri greci e me lo sono ritrovato che bussava alla porta. Toc-Toc. "oui?" "le plombier, madame". Non è stato rassicurante dal primo momento. Sarà perchè è entrato ed è andato sparato in bagno e nel giro di trenta secondi era già che diceva "merdePutaineMerdePutaine". In tutto questo, io ero stata presa da rigurgiti nostalgici-emotivi per cui me ne stavo singhiozzante cercando di fare finta di niente. Allora, immaginatevi la scena: questo povero idraulico in un bagno di 1 metro per uno che cerca di capire come mai uno scaldabagno incastonato nel soffitto rigurgiti acqua gialla mentre la ragazza che dovrebbe stare attenta a quel che succede se ne sta a piangere in italiano seduta sul letto. Alla fine, lui parlava da solo. La tragedia è successa quando in uno scatto di ingegno, carcando di raggiungere in un sol balzo il pannello con l'interrutore generale, il plombier è inciampato, per cui oltretutto me lo sono ritrovata lungo disteso in mezzo alla casa che bestemmiava in francese. E io che piangevo. E cosa dovevo dire? "ça va? ça va?". questa è scema, avrà pensato. Bene, dopo 10 minuti di bestemmie e autopsia accurata della carogna, la diagnosi è stata: le chauffe eau est cassé. Il faut le changer. Traduco: scaldabagno rotto, bisogna cambiarlo. E io aggiungo: cazzo. Il fatto è che lo cambieranno la settimana prossima! per cui io ormai mi sono convertita alla moda di calderoni e spugne e getti ghiacciati, si, ma non è che sia proprio salutare e piacevole, ecco. Aggiungiamo che per una lampadina che cambio, un'altra si brucia; e che gli elettrodomestici vivono di una propria autonomia: ieri, tornata a casa dopo l'università, ho trovato la cappa accesa. Così. Perchè le andava. Why not?
Mi sveglio col sole, e ora le nuvole, domani è mercoledì, certamente pioverà. Fatto sta che le amicizie si allargano e oltre alle tonnellate di italiani, all'olandese e agli spagnoli, ora si sono aggiunti un francese e qualche inglese. Causa del plurilinguismo. Più che il francese, che non ha particolari evidenti stranezze, mi soffermerei sul britannico. Britannico di Bristol, per la precisione. Ma con nome italiano. Molto italiano. "Nice to meet you" risposta "Ciao, come stai?" con marcato accento milanese. Ora, sei sicuro di essere proprio proprio inglese?! Sfodera un inglese oxfordiano, rotondo e perfetto, di quelli da accademia, da videocassette Hello English, da esame di ammissione alla corte dela Regina Elisabetta. Ok, niente dubbi. Mezzo italiano, mezzo inglese. Il suo italiano, per quanto perfetto, ha un problema. é solo in vezzeggiativo. Tipo: "mangiamo il risottino con i gamberettini?" oppure "andiamo a bere una bevandina, simonettina?" oppure " devo prendere il caschettino per la vespettina" oppure "andiamo con la macchinina?". E via. Fino al fastidio. Bene, il ragazzo, a guardarlo, lo si scambierebbe certamente per il protagonista di qualche telefilm cult per teen agers, tipo O.C. o Dawson's Creek. Oppure, la descrizione più azzeccata è che potrebbe essere il terzo Sonhora: prendete i due sonhora, uniteli insieme e ottenete il mio amico. Ciuffo perfetto a qualsiasi ora del giorno. Sorriso smagliante, occhio languido. Non si sa bene perchè, ma ha deciso di comprarsi una vespettina. Qui, in Francia. Più di 1000 euro per una vespa azzurro-puffo. Bellissima, senza dubbio. Ma la domanda poi è: come ci torna a Bristol, con la vespa?

Per evadere alla domenica aixoise noiosa e pigra, abbiamo deciso di andare a La Ciotat, sempre con la nostra Cartreize domenicale. Festa storica: 1720. Tutti pirati. Tutti. Io mi sentivo decisamente fuori luogo con la mia maglia "little miss sunshine" e i jeans trendy. Ero già pronta a spogliarmi e travestirmi da Jack Sparrow, o magari da Keira. O da pappagallo. Beh, poco importa. Ero veramente dentro alla Maledizione della prima luna. Un sogno. Cannoni che sparavano, ubriaconi con denti marci che urlavano, impiccagioni in piazza, streghe, danze, fate e fatine. Paglia per terra e velieri in mare. Senza calcolare i 30 gradi di temperatura, il vino a 1 euro e le frotte di bambini che correvano e saltavano come ossessi travestiti da marinaio spugna. Per amalgamarmi un minimo al mood piratesco ho comprato una spadina di legno e dei campanellini da appestata. DlinDLinDlin, ogni volta che mi muovevo.
Tornata a Aix, l'incanto era già finito.
Il dramma del giorno è però che sono intrappolata qui, in questo scorcio di mondo senza tempo. Vorrei tornare qualche giorno a casa, ecco. Ma come? Pullman? Treno? Viaggiare di notte insieme agli scarafaggi? oppure partire alle 5 del mattino da Aix, andare a Nizza, arrivare a Milano alle 15 e prendere il treno per casa? tiro i dadi, lancio la moneta, e decido.
Male che vada, farò l'autostop.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

a volte sembra di leggere racconti di aldo nove...
mi prenoto per ricomprare la vespa(se vintage) dall'inglese una volta che abbandonerà la Francia!

Hey Mrs. Potter don't cry

Anonimo ha detto...

per restare in tema di marinai ecc ecc

Anonimo ha detto...

no te lo giuro frèèèèèèèèè sono uccisa dal ridere...oddio oddio adesso muoio..ti giuro che LORENZO E' PROPRIO LORENZO, ritrattino proprio proprio perfettino,ahhaha che bello finalmente riesco a leggere il tuo blog!dalla fine all'inizio, ma almeno... baci sgu..mi fai morire!