venerdì 24 ottobre 2008

Mascherina ROsa


mentre dormo. Ho comprato una mascherina rosa molto Paris Hilton da tenere sugli occhi mentre dormo. In camera mia c'è troppa luce. Belle le mie tende. Ma completamente inutili. Mi sono svegliata che stavo soffocando perchè anzichè coprire gli occhi, copriva la bocca. Ma il problema non è stato tanto quello, al risveglio. Madama Dorè, mille cinquecento trè. Io, quindi.
Ieri che la mia metà casalinga è partita, la casa si è ribellata al sistema. O è sempre il solito fantasma che si diverte così. Stanotte dormo da sola e ho una paura fottuta: chissà quali piacevoli sorprese mi riserverà. Comunque. il risveglio è stato prendere più tempo possibile per evitare quel momento. Quello di entrare in bagno. Ieri infatti la lampadina del bagno si è trasformata in nana bianca e io ho dovuto fare una sorta di corteo funebre di candele. Contando che il mio bagno è largo si e no un metro e che è pieno di cose, è un miracolo che non sia andato tutto a fuoco. Quindi partiamo dal concetto medievale di "illuminazione a cera". Seguito però da quello di "lavarsi nella tinozza". Ieri, sempre perchè la piccola disorganizzata è rimasta sola, lo scaldabagno ha deciso di andare in letargo. Acqua gelata. Quindi? quindi bollitore e pentolone sul fuoco per riempire una tinozza che mi arriva si e no ai polpacci e improvvisare un pediluvio, più che un bagno. Saponetta, qualche getto di ghiaccio dal doccino e testa sotto al lavandino artico. In effetti ho i capelli molto più lucidi del normale, non era una leggenda. Ho finalmente capito perchè negli ultimi 200 anni il bagno è diventato il posto più cool della casa. Comunque il problema della luce è stato risolto. Comprare una lampadina non è poi così complicato. Ma chiamare il plombier è un momento difficile che dovrò affrontare domani. Forse mi aspetta un week end di tinozze. Ho paura.
A preparazione ultimata la piccola e instabile disorganizzata fille italienne decide di bere un caffè, senza calcolare che la sua scoordinazione congenita a volte crea qualche problema: infatti. Tazza vola per terra, caffè di conseguenza impiastriccia il pavimento. E non sto parlando di caffè espresso, ma di lunghissimo caffè americano; non di tazzina, ma di mug. Plic-plac.
Esce di casa, finalmente. E… la suola si stacca dallo stivale. Torna indietro, cambia scarpe ma à la fac ci va a piedi, che è meglio. Ma siccome le disgrazie non vengono mai da sole e la giornata sembrata tempestata di maledizioni, la putriderrima università di Provenza ha problemi idraulici (anche). Niente acqua. Niente acqua= niente caffè ne alle macchinette ne alla caffetteria. Niente acqua= niente bagni funzionanti. = fetore mefitico. Il consiglio è: contattare un esorcista al più presto.
Nel frattempo è arrivato l’autunno. Tiepido, ma è arrivato. Il cielo si è incupito e l’aria inumidita. Fioccano maglioni e si ritirano le ciabatte. Ma Piedi Scalzi, sempre a piedi scalzi è. Ed è sempre più in forma, oltre tutto. Mentre io starnutisco.
A lezione le classi si restringono sempre di più, ma Perez parla lo stesso. E io lo ascolto. Parla di amore e di politica. Di romanzi e di quadri. Recita e racconta. Gesticola e osserva. Io ascolto, non senza perdermi tra i pensieri. Ma comunque mi sento sempre più dura e sempre più pura, un’ eroina di qualche storia inesistente. Beh no, non inesistente, non del tutto almeno. Comunque se da una parte l’ignoranza impazza, dall’altra scopro ogni giorno similitudini. Adesso con Flaubert, che non è che sia proprio proprio il primo sfigato di passaggio. Ambiziosa la ragazza… ma è la follia che accomuna. Comunque il signore non era proprio tanto normale, a quanto pare. È un artista, ok, ma un poco di sacrosanta pazzia va riconosciuta. E menomale. Comunque, lui aveva questa passione per i dettagli. Per le descrizioni dei piccoli particolari. Fantastico! Anch’io! Mi ci perdo in queste minuscolezze. Forse perche le racconta Perez, con tutte quelle liasons che lo caratterizzano… a parte questo, avevo progettato una tranquilla serata casalinga. “no, no stasera non esco”. Dopo la lezione mi sentivo così colta e romantica che volevo passare la serata in pigiama a leggere, guardare film in francese e studiare fotografia. Ma…. L’amica olandese, perché no, ha deciso di mangiare chez moi! E quindi noodles in due, curry, salsa di soya e zucchine. E chiacchere in un francese contraffatto. Lei con i suoi pungiglioni verbali, io con il mio minetrsone trilingue che-non-ci-capisco-niente-nemmeno-io. Tipo: “eh beh oui, davvero, it’s better comme ça”. Pardon?
Mi sto tutt’ora chiedendo che cosa ci siamo raccontate. Un discorso tra sordo muti conclusosi con la domanda: ma perché non ci siamo parlate in inglese?!

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