venerdì 3 ottobre 2008

pavimento

Eravamo rimasti ai piedi scalzi in università. La Fac de Lettre sembra un po' una Springfield, coi suoi personaggi caratteristici, che vedi e rivedi in giro. Non si sa perchè, ma con tutte le migliaia di persone che girovagano per i corridoi, si incontrano sempre le stessa facce. O gli stessi piedi. Ecco. Sarà anche perchè uno che gira senza scarpe lo noti, per Dio! In biblioteca, anche; e nei corridoi, ancora. Fatto sta che questi stranieri hanno forse il feticcio dei piedi. Infatti, assorta tra le parole alchemiche di quel geniaccio di Baudelaire, mi accorgo che la ragazza davanti non è che fosse proprio in atteggiamento accademico. Diciamo. Arriva tardi, si siede, si asciuga il sudore con una salviettina, si pettina i capelli, si toglie le scarpe, allunga le gambe e si sdraia. Ancora una volta, nessuno si è sconvolto. Nemmeno il professore. Neanche quando, mangiando una merendina, ha tirato fuori il libro che stiamo studiando, ma in versione anglofona. Quindi anzichè Les Fleurs du Mal, lei sta leggendo The Flowers of Evil. Bah.
Stamattina però si è sfiorata la tragedia in rue venel. La lavatrice ha vomitato acqua ininterottamente da stanotte fino all'ora di pranzo quindi noi a tamponare e raccogliere bicchierate di miscela grigio-blu. Un delirio di telefonate plurilinguistiche: da Monsieur Piediscalzi (si, si chiama così veramente. siamo tormentate dal feticcio dei piedi), che abitava prima nell'appartamento; a Madame Helène, la proprietaria francese che però vive in Spagna e chi riesce a contattarla è bravo; a fidanzati vari ed eventuali che come consiglio pratico da uomo di polso, hanno semplicemente detto di chiamare un idraulico; allora le mamme, che con il curriculum di casalinghe part time sanno affrontare degnamente il mostro con l'oblò, e i papà, re incontrastati di rubinetti e cacciaviti sanno perfettamente come gestire e vincere una situazione di emergenza idraulica. Niente è servito. Già ci vedevamo nuotare tra panni sporchi e delfini. Guanti di lattice, pantaloni tirati su, ciabatte infradito a pattinare su una montagna di stracci, moci, giornali, bicchieri, secchi e bacinelle. Ma qualcuno sembra essersi impietosito. Per cui, dopo averci prese per il culo per ore, la lavatrice ha deciso di graziarci e di smetterla di sputare liquidi. Finalmente.
Adesso c'è il sole, un po' di vento e nessuna lezione in previsione. Aix non pisola ma borbotta e parlotta continuamente. E noi giochiamo a Jean Luis David, mentre una bolla di musica jazz si gonfia e dalla strada sale fino qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

si sente puzza di piedi
e odore di ammorbidente...
...scivolate sul pavimento...
questo blog è epico!
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