martedì 2 febbraio 2010

duemilaEdieci

Dicono che tra due anni finirà il mondo. A dire la verità mi dispiacerebbe, visto che per allora avrò 27 anni compiuti da poco e, forse, sarò riuscita a ricevere uno stipendio. Ma soprattutto perchè, secondo i miei calcoli, starò vivendo a Londra con un fidanzato, un cane e una porta rossa.
Per il momento comunque il mondo gira ancora e io infatti me ne sto qui nella solita cittadina provinciale dove sono stata sfornata, senza stipendio, senza cane e senza porta rossa. Il fidanzato, almeno quello, per il momento, c'è. Strane cose. Ultimamente la mia fantasia è crollata miseramente, per motivi a me sconosciuti, e quel traguardo di equilibrio psicologico che ero riuscita a raggiungere si è trasformato in un incubo di ipocondrie e ansie simili, che quando le guardo dall'esterno mi compatisco da sola. Paradossalmente è vero: si stava meglio quando si stava peggio. Anche se non riesco bene a ricordare un momento della mia vita in cui io sia stata assolutamente serena. Va bene.
Nel frattempo, parlando delle mie ipocondrie ultimamente mi sono state tolte tutte le fonti di caffeina in commercio. Questo vuol dire che nel mio frigo regna sovrana la coca senza caffeina, che io ho sempre detestato ma vabbè...prossimo step sarà il caffè decaffeinato, mentre nel frattempo mi drogo di te verde, tisane drenanti e camomille. Questo perchè mi sono presentata in ambulatorio dicendo "ho il cuore in gola" e in effetti avevo 150 battiti al minuto. come un cricetino. Nella speranza di farmi tornare a dei battiti da umano non posso più ricorrere alle mie droghe. Grandi esclusi ovviamente anche acutil fosforo e suprady. I miei prossimi esami all'università andranno in merda. Vabbè, questo per dire che mi aspettano ecografie e analisi...sono l'invidia di tutti gli ipocondriaci del web, lo so. E cmq dolori a organi senza terminazioni nervose o obbligare amiche e fidanzato a palpeggiare castamente posti scomodi "perchè senti, senti, c'è qualcosa".
Per il matrimonio speriamo di essere sane e salve, almeno.
capito?

giovedì 3 settembre 2009

giorno 3

Non che stia benissimo, intendiamoci. però mi sento almeno già più forte, più nel giusto, non sbagliata.
il tradimento direi che non è incluso tra le sfaccettature di una storia. mollare per avere strada libera e non sentirsi in colpa è da schifosi vigliacchi. io l'ho fatto a 16 anni. 16!! e mi sono sentita una cretina...
comunque mi ci voleva la batosta per capire che avevo sbagliato i calcoli, nonostante tutte le parole dall'esterno.

Va bene. Adesso ho preso una scatola, apposta per chiuderci dentro i ricordi. cazzo che belli e che stronzi i ricordi. viene da piangere e quel bruciore in gola che poi sale su per il naso e arriva agli occhi è implacabile. e non ha senso, oltretutto. ma ti fregano quelle piccolissime sfumature, tipo ricordarsi un'espressione. a me manca la pressione delle sue mani quando mi stringeva. le sue manone. io pensavo che fosse bellissimo. che fosse stato disegnato apposta per me. quei capelli strani, gli occhi da volpe, scuri scuri. le labbra sottili, che sono da cattivo, gliel'avevo detto fin dall'inizio. tutto spigoloso, tutto colorato che mi dicevano che sembrava uscito da un fumetto di Paz. così tanto bello, secondo me. L'espressione naturalmente sorridente, i denti un po' storti. mi capitava di vederlo da lontano, sovrapensiero e pensare "che figo quello lì" e poi rendermi conto che era lui.
aiuto. fanno venire i brividi queste cose. come il primo bacio, come tutte quelle piccole cosine che ti fanno felice.
un anno fa stavo per partire per il mio erasmus. mai avrei pensato che nell'arco di un anno sarei stata qui con piu o meno la stessa sensazione che provavo prima. questa volta però ricomincio da me. divento io la mia esigenza e la mia innamorata, almeno sono sicura di non tradirmi e farmi del male. ci vuole questo per stare bene. se stessi.
settembre per me è come capodanno. anzi, è piu capodanno che il primo di gennaio. anno nuovo vita nuova. basta piangere. va bene va bene così.

mercoledì 2 settembre 2009

settembre, first day of my (new) life

Sono stata mollata. Mi viene in mente quella scena di Come farsi lasciare in 10 giorni in cui l'amica della protagonista viene scaricata e Kate Hudson va a casa sua con un maglioncino verde, una borsina di trucchi e le dice "...fuori c'è il sole". Ecco, più o meno la situazione è la stessa.
Come si sopravvive? Ci si prende e ci si lascia tutti i giorni. Storie che finiscono come sabbia nel vento, amori che scoppiano e invadono ogni molecola di respiro. Ma perchè, ci si chiede. Io me lo chiedo. Io che sono tornata single da due giorni, che piango senza riuscire a fermarmi e che ogni piccola e inutile sfumatura mi provoca un dolore dentro. Ci si lascia, e sembra che ti esploda l'anima. Sembra che ti aprano con un coltello, che ti svuotino come una zucca e che poi ti richiudano, con quella grotta che rimane del tuo corpo. Io mi sento come se non avessi più un dentro, come se fossi anestetizzata, come se avessi preso una botta in testa.
è una specie di lutto, la fine di un amore. perchè è una privazione ingiustificata, è un braccio teso verso un ramo troppo in alto, irraggiungibile con qualsiasi scala. Ci si appiglia a tutto. Ogni ricordo diventa una violenza. E nonostante succeda a milioni di persone ogni giorno, quando succede a te, la ragione o la giustificazione sono invisibili.
Il giorno numero uno è stato un penoso susseguirsi di ore, scandite da lacrime e da amici. Che sono la riserva numero uno per la sopravvivenza. Perchè sbagliano tutto, loro, con le loro parole consolatorie che ti entrano da una parte ed escono dall'altra. Perchè non ho bisogno di sentirmi dire "è uno stronzo non ti merita", perchè tanto non sono lucida per nulla e tutto quello che vedo e che mi rimbomba nelle orecchie è il mio tanto amore andato in putrefazione. Però loro ci sono e stanno lì a guardarmi singhiozzare. E si prendono cura di me. Ieri sono stata tutto il giorno in giro, patetica, piangendo, sbattendomene del fatto che chiunque mi potesse vedere. Ho chiamato tutti, scritto a tutti, non mi sono fermata un attimo.
Mi hanno regalato una sciarpina rosa. La giornata è finita con un gineceo di promesse bellicose. io stomaco vuoto da 2 giorni, 5 birre, 50 sigarette. bridget jones praticamente. occhi gonfi, labbra imbronciate. E poi sentirsi dire di continuo "come sei bella oggi" pare pure una presa per il culo. Comunque poi le mie amiche sono entrate in casa mia e hanno staccato tutte quelle foto dai muri. Quelle che io avevo messo. Le hanno tolte e accatastate e oggi un'altra mia amica mi prende una scatola nera "perchè i ricordi vanno messi dentro a una scatola nera, mica gialla, si mettono lì e non li si guarda più".
Fatto sta che ieri ho aperto la finestra per fumarmi una sigaretta, e lui, neanche a farlo apposta, è passato sotto casa in quel momento preciso. Mi sono venuti i sintomi dell'infarto. E adesso vederlo sarà una sofferenza continua.
giorno numero 2 è cominciato nel lettone con le amiche. Peccato che la mia poca lucidità mattutina non mi abbia fatto ricordare nell'immediato che fossero loro, e se senti un corpo di fianco al tuo di chi pensi che sia, spontaneamente?
poi ti guardi allo specchio, vedi gli occhi gonfi rossi e incollati e ti ricordi tutto.
Giorno numero 2, ore noveEzeroSette della mattina. fazzoletti e libri in borsa... e via.

martedì 18 agosto 2009

un agosto dopo

Ho i capelli crespi e la treccia da una parte. Crescessero ‘sti maledetti, almeno potrei tagliarmi le doppie punte! Ho fatto fioretto: finchè non sono lunghi, a un parrucchiere non mi ci avvicino neanche. Poverini, sono rovinati. Il sole, il sale. Il mare. E pago pegno volentieri. Vuol dire che almeno ci sono stata sulla spiaggia, poi chissenefrega se ho le doppie punte! Eh…
Il ritorno è sempre drammatico. Nonostante la mia estate da pendolare. Credevo che tornando ieri, dopo ferragosto, avrei trovato la città rianimata. Io pensavo, nella mia candida ingenuità, che finito ferragosto, fosse praticamente finita anche l’estate. Come se non avessi mai vissuto. Se agosto mi fa schifo da sempre, ci sarà un perché.
Perché è così fottutamente lungo e, nel frattempo, fa paura perché lo sai che finito agosto, finisce anche la pacchia! Ricomincia la nebbia, i tram tram da cappotti, fino ad arrivare ai piumini, agli alberi di Natale, botti di capodanno e via. Sempre la solita solfa.
Mi fa incazzare agosto. Perché ti prende in giro, dai. Ti fa pensare di essere ancora in estate ma non è vero. Il sole tramonta sempre prima, ma nello stesso tempo fa un caldo che sembra di essere sul sole. Però non ci sono alternative perché la città dorme. Come un ghiro, dorme. E tu torni dalle vacanze e ti trovi in questo brodo di afa senza vie di fuga. Partirei, partirei… un anno fa la partenza ce l’avevo sul groppone. Avevo così tante cose da fare che nemmeno me n’ero accorta che era agosto. Ero troppo impegnata a violentarmi il cervello di isterismi da storie finite, da altre inesistenti, da ricordi stronzi e speranze nulle. Così pensare a quante magliette mettere in valigia e a che colore sarebbero state le tende della casetta di Aix mi sembrava un’ottima alternativa alla sofferenza emotiva.
Non ho versato una lacrima partendo. A dire la verità sono partita completamente ubriaca. Ovviamente non guidavo io. La sera prima di lasciare l’Italia ho preso la sbronza più grossa di sempre. Fatevele voi, poi, 6 ore in macchina a soffrire ogni buca nell’asfalto. Il mio primo giorno in Provenza l’ho passato nel letto. Catalessi totale. Mi sono svegliata poi la domenica verso mezzogiorno fresca come una rosa. È tutto dire.
Ed è passato un anno. Devo ancora smaltire i chili persi. E di certo non li smaltisco nelle focaccerie di Levanto a ingozzarmi di focaccia di recco con un fidanzato-stegosauro che a giorni alterni mi chiama affettuosamente tombolotto o pandorina.
La differenza principale dall’anno scorso è che non me ne sto più a frignare isterica in cerca del perché o il per come sia finita. Ora me ne sto –quasi- nella pace dei sensi, sempre con un enorme punto di domanda che mi dondola sul cranio. Me ne sto a immaginare partenze e viaggi. Me ne sto con dei maledetti occhi a cuori che mi sento hello spank nelle puntate più low profile della serie.
Dicevo che la mia estate sta essendo da pendolare. Una sola e unica meta: Levanto. Un po’ per scelta, un po’ per adattamento darwiniano. Ma comunque ieri quando tornavo a quanto pare definitivamente dalla mia estate, mi ha preso la solita sindorme da pianto ininterrotto. Tra Empire of the sun, lady gaga, mgmt e hit simili, mi sono fatta la cisa lacrimando come una forsennata. Io odio tornare dalla vacanze.
Oggi sono sul filo del nervosisimo, robe che spaccherei a craniate il monitor del computer. Sola in mezzo a questa bolla padana paralizzata.
Un anno fa avevo appena trovato un appartamento in rue venel a aix en provence, ero convinta che non mi sarei più fidanzata in vita mia e l’università era l’ultimo dei miei pensieri. Adesso, dopo aver passato l’anno più assurdo che potessi immaginare, è tutto scaravoltato.
Me ne sto in un appartamentino carino, che vorrebbe essere la copia venuta male di quello in Francia. Fatto sta che regna il caos ed è un works in progress continuo. Sentimentalmente parlando il mio radar ha trovato l’ennesimo attanagliato da incapacità emotiva; e la cosa che più mi stupisce è che nonostante i giuramenti passati, a momenti è un anno che stiamo insieme. Nonostante gli occhi a cuore, mi sto ancora chiedendo il perché.
L’università è il dente più dolente di tutta la bocca. Me ne sto con pile di libri totalmente inermi. Conto gli esami alla rovescia, ma anziché essere incoraggiata, ho l’effetto contrario, quindi una totale improduttività! Settembre è molto vicino e io ho molta paura.
Voglio tornare a Aix.
Riassumendo: sono messa malissimo.

martedì 21 luglio 2009

la bicicletta parmigiana

Nel senso che ora pedalo.
Alla fine l'ho voluto io, no? Hanno sempre cercato di insegnarmi a non lamentarmi, io invece ho deciso di essere inesorabilmente lamentosa.
Mi sembra così strano scrivere ora, 6 mesi dopo. L'ultima volta che ho calpestato i tasti per aggiornare questo blog ero ancora in rue venel... ora invece me ne sto seduta in ufficio, con un boffone dell'aria condizionata sulla schiena a ricordarmi che luglio va verso la fine, ci sono 40 gradi e io sono in città. Quindi qualche lamentela, forse, potrebbe pure starci.
Dicevo, sono passati 6 mesi; più il tempo che sono tornata ormai, di quanto sia durato il mio erasmus ed è assurdo quanto ora io rimpianga la mia permanenza francese. Credo sia sempre lo spirito di lamentela; quando ero là, mi lamentavo. Ora che sono qua, mi lamento. Dico solo che è assurdo quanto oggi abbia flash della mia vita parallela francofona, di quanto stia con l'orecchio teso ogni volta che sento una erreArrotolata, di quanto mi sembra che questa città sia priva di odori. Poco sensuale, insomma.
Il problema più grosso è che una volta che parti, ti viene poi l'orticaria a stare fermo; sfido chiunque a dire il contrario. Però, visto che la mia attuale situazione prevede stabilità ho pensato, perchè no, di ricominciare da qui; delle curiosità ci saranno lo stesso, o no?
proviamo...
intanto, welcome back!

venerdì 30 gennaio 2009

Bye Bye Aix

Au revoir mes amis.....
au revoir Aix.

Sipario.

titoli di coda.

domenica 18 gennaio 2009

contagocce

Ultimi giorni.
deliri pre partenze.
esami.
feste di addio.
Partiamo dal presupposto che qui TUTTI e dico TUTTI hanno finito gli esami, e arriviamo al fatto che l'unica che li deve ancora cominciare, sono io. O meglio, uno a dicembre, e un pezzo lunedì scorso. Letteratura Francese. Dissertation con titolo già di per sè incomprensibile:Maurice Blanchot ( celeberrimo critico, onnipresente nello scibile di chiunque...nevvero?) parlando del canto delle sirene lo definisce come "un canto enigmatico la cui forza nasce dalle proprie mancanze". Dite in quale misura questa formula si può applicare alle opere in programma e alle opere moderne, in generale. Dovrete chiaramente precisare la natura delle "mancanze".
Ma i cari, vecchi temi, no!? Nell'anfiteatro è sceso il gelo. Io e Simo invece siamo direttamente scoppiate a ridere. Tentazione di andarsene: molto forte.
6 pagine di cazzate, vecchia tecnica liceale del "scrivo tutto quello che so e se vado fuori tema, amen". cosa dovevo fare?! ma poi... chi cavolo è Maurice Blanchot????? Comunque dopo questo trauma i prossimi sono rimandati alla settimana prossima. Molto abbacchiata.
Almeno, visto che ormai siamo tutti con un piede nella fossa e una valigia nella mano, si festeggia. Si festeggiano le partenze e i compleanni. Infatti.. infatti: V-party, a casa di Nicolas! V party cioè: travestirsi da qualcosa che inizia con V.
Le abbiamo prese in considerazione tutte: vegetali, VergineMaria, vittima, vestito, vaso, vagina, vamp, vaffanculo, vino, verre, vogue, vague, v,v,v,v.... finchè, l'illuminazione: VOYELLES. Come la poesia di Rimbaud. Acute, le ragazze, raffinate e sagge!
Bene, noi siamo in 4, ognuna sceglie una vocale, e siccome quel mattachione a ogni vocale ha assegnato un colore, ognuna prende quel colore. Poi, siccome che le vocali sono una cricca indissolubile, bisogna andare in giro legate per carità. polsi legati. catena umana. é però le vocali sono A-E-I-O-U. quindi cinque. e noi? noi siamo 4. Quindi come si fa? Prima idea: prendere una bambola gonfiabile.
Ma costa troppo.
Allora ci siamo accontentate di una E spenzolante tra la A nera e la I rossa. Che poi nella poesia la O e la U sono invertite, per cui, siccome che abbiamo le rispettive parrti di poema scritte sulla schiena, bisogna che si invertano la O blu e la U verde, per forza. Vorremo mica fare la figura delle ignoranti!
Alla fine, eravamo una meraviglia. Infatti... abbiamo fatto scalpore, soprattutto perchè questa mandria ignorante, pur vedendoci appese al collo ognuna una VOCALE non è stata in grado di capire. Spiega una volta, spiega due volte, spiega tre volte. Ma qualcuno ha mai letto la poesia di Rimbaud? NO. NO!? Adesso trovatemi in Italia qualcuno che non sa chi cavolo è Leopardi.
C'erano V come Voiture, come Vagabundos, come Voleur, come Village People ( un meraviglioso trionfo omosesuale), come Vodka, come Vip, come Vamp, come Vacanciers, come Voyageurs, come Volley ball, come altre cose che con la V non c'entravano un benemerito. E sembrava un raduno di facebook. Mi sono trovata a parlare contemporaneamente inglese, francese, spagnolo, tedesco in un clima etilico da simil-distilleria. nessuno capiva più niente. Cappelli che volavano, foto a gente ignota. Ho persino guadagnato un paio di occhiali rosa a pois fatti a farfalla.
E in tutto questo, nel tornare a casa, Laura è stata inseguita da un francese ubriaco. Lui che la inseguiva chiedendole bisous e lei che rispondeva correndo e urlando "mi chiamo laura, sono italiana e che cos'è un bisous?".
Io mi immagino il povero tassista che vede salire 4 matte legate per i polsi e con delle lettere appese al collo. Dettagli. il vero trauma è stato il risveglio.
Tonf, si sente. E io a pensare " è caduto il mobile del bagno". Quindi mi alzo, passo davanti al bagno e vedo due piedi sdraiati sul pavimento. Con le mie ciabatte.
Primo pensiero: ecco dove sono le mie ciabatte.
Secondo pensiero ( a voce alta): Simona è svenuta nel bagno.
Terzo pensiero: o è morta?
Quarto: non guardo perchè metti che ha sbattuto la testa e c'è il sangue...
allora dritto in cucina e con calma olimpica chiedo a Simona che è seduta al tavolo ( e quindi non morta e non in bagno): Ma per caso Giulia è svenuta in bagno?
Perchè è chiaro e cristallino che se Simona avesse saputo, l' avrebbe lasciata lì distesa per terra.
Risposta : Non lo so! Oh Signore!
Attacco di panico mio, mi fiondo a letto, Simona che con una mano imbottisce Giulia ( che non aveva sbattuto la testa, non si sa perchè, forse perchè è molto magra visto che il bagno è molto piccolo. molto. molto molto. molto) di zucchero e con l'altra le solleva le gambe e Laura che ciondola blaterando "cosa e successoCosa è successo". Questo è quanto.
Giulia ha un colore tendente al verde e giace sotto il piumone da stamattina, dopo che Simona la forte l'ha portata a letto, mentre che Francesca il coniglio tremava in preda al panico e Laura il bradipo cercava una spiegazione all'accaduto sbattendo le ciglia.
E siamo ancora in pigiama. Ogni tonfo, un sobbalzo. Si sa mai che svenga di nuovo.