giovedì 25 dicembre 2008

last post of the year

adios mundo, io me ne parto.
la fille italienne ha abbandonato la Francia per Natale. Ha lasciato il freddo per il gelo, la casa piccola per la casa grande, gli amici per la famiglia, eccetera.
Ora parto, vado, poi torno... però. però. però è Natale. Natale di nebbia e senza neve. Natale febbriccitante. Natale senza abbuffi. Buon Natale però, per me. e per tutti. si spera.

Che poi la ruota gira e il cervello mica si azzera con lo zeronove. Si tirano i dadi nuovi e le somme vecchie. Che poi spesso spesso si ingarbugliano tra di loro, ma fa niente. Mica tutto è fatto per essere sotterrato.
E stai attenta, quando parli. Se pensi. Se giochi. L'angolo buio ( anzi, molto illuminato in realtà, ma meglio vederlo come buio, così, almeno per finta, quello che c'è nascosto non è nitido) non si sposta da dov'è. Lasciamolo stare. Serve, certe volte, un doloroso giaciglio psico sentimentale.

però adesso vado, scappo, corro. Poi torno, torno...

Buon' ultima settimana di anno pari. l'8 è il mio numero preferito. Ma è stato un anno di merda. (schiettezza natalizia).

AUGURI mes amis

sabato 13 dicembre 2008

le stranezze

Per chi mi chiede se Piediscalzi gira ancora a piedi scalzi: si, Piediscalzi gira ancora a piedi scalzi. E si, lo so che è dicembre, che fa freddo. Ma forse lui no!
Comunque a parte questo, il freddo da alla testa.
Pare che le stranezze si concentrino tutte qui. La conclusione è che se da noi girassero persone così, verrebbero internate. Subito anche. Ma non è per esagerare, sul serio. Tanto per cominciare l'igiene non è uno dei valori principali di questa società. Entri a lezione e vedi un trionfo di capelli sporchi. Ma molto sporchi. Calze bucate. Maglioni macchiati.
Sembra di entrare in un enorme cesto della Caritas. Tute da sci a lezione di letteratura: perchè? E di fianco ti compare la sorella hard di cappuccetto rosso che alle 9 di mattina si presenta in classe con stivale rosso con tacco a spillo, rossetto rosso e minigonna (rossa, s'intende).
Sempre parlando di letteratura il professor-braccio-corto-Perez ha ormai fatto in modo che gli ex onnipresenti alle lezioni si estinguessero. Ormai restano fedeli solo gli americani, che sono tre:
lui: il miglior individuo che ho incontratato da quando sono qui. Nero rock and roll che sembra uscito da una pubblicità della Richmond. Super glam. Pieno di accessori luccicanti come orologi d'oro, occhiali da sole anche quando piove. Cappellini. Maglioni molto cool e accento esageratamente american anche quando parla in francese. Anche perchè spesso non si prende la briga di parlare in francese in effetti. Ad esempio, Perez spiega che il libro di Beckett in programma è "Compagnie". Lui lo guarda con aria saccente e ribatte "Oh...Company!".
Lei n.1: di colore, sempre in primo banco di fianco a lui. A volte è bellissima, a volte è bruttissima. Non si capisce perchè. All'inizio credevamo che fossero due persone diverse.
Lei n.2: quella che si sdraia sulle sedie, senza scarpe e, mentre il professore parla, mangia, beve e banchetta. L'ultima che ha fatto è stata giovedì: lezione incredibilmente lunga, assolutamente pesante. Noi in chiari attacchi isterici da sfinimento, di quelli che ridi anche solo se ti cade una matita. Bene, ci voltiamo e vediamo lei con sciarpa azzurra appoggiata in testa. Non è musulmana, non era un velo ne niente, era la sciarpa che da attorcigliata intorno al collo è passata ad appoggiata sulla testa. Non ce l'abbiamo più fatta anche perchè per non guardarla e ridere, abbiamo guardato il professore, ma.... lui era allungato sulla cattedra tipo musa della poesia, con tanto di piede appoggiato e calzino in vista.
Visto, non è un problema mio.
Parlando del corso di spagnolo la follia dilaga ancora di più. Gente che arriva, si siede in ultimo banco, mette in ordine alfabetico i cd poi si alza e se ne va. La professoressa- palestrata, sempre in canottiera e con la bocca grande come il Blue Window a Gozo- che parla, così, cosciente del fatto che tanto nessuno la ascolta. L'unico con cui si sfoga è Sebastian. Che però è cieco.
Quindi lei cosa fa? scrive frasi alla lavagna, le legge una volta alla velocità della luce ( o, in alternativa, non le scrive alla lavagna ma le legge solo alla velocità della luce) e poi: Sebastian, traduci!
E poi balli nella grand hall, feste con tanto di fotografie polaroid. E esami al sabato mattina.

Per strada la gente è impazzita, in preda a frenesie natalizie. Sembra di essere nel centro di ney york dai milioni di piedi che ti pestano, invece è aix en provence ed è probabilmente stata assediata a mia insaputa. A parte il fatto che le nostre ristrettezze-ahimè- economiche ci permettono ben poco, per cui abbiamo almeno evitato luoghi di perdizione come H&M, Zara, American Apparel e mercatini vari, siamo però andate a fare la spesa (spesa, poi... pane e verdura per non morire di stenti). Uscendo dal supermercato, in centro che più centro non esiste niente, sentiamo tipo 5 cani che abbaiano. Usciamo: 3 cani, ma di quelli grossi neri e bavosi, addosso a una persona sdraiata in terra. Intorno altri tre, che guardavano e urlavano e scalciavano, non so se tra di loro, ai cani, o a quello sotto ai cani. La cosa imbarazzante è che il cours mirabeau alle 5 del pomeriggio di sabato è chiaramente pieno di gente per cui c'era un accumulo umano che assisteva alla scena da ultima di campionato. E di tutti questi coglioni imbambolati ce ne fosse stato uno che abbia fatto qualcosa. Immobili impalati a guardare, mamme che per guardare loro tenevano le mani sugli occhi dei bambini. Tutti lì e nessuno a fare niente. Si, c'ero anch'io, lo so ma io mica sono francese e poi il numero della polizia non lo so neanche ( per cui se mi rapiscono sono nella merda. Speriamo che non mi rapiscano). Vabbè, fatto sta che dopo un po i cani bavosi si spostano e l'individuo si muove, urla qualcosa (e lì capiamo che era ubriaco) e poi giù per terra di nuovo. Al che ce ne siamo andate. Slalom verso casa tra castagnari, altri cani, altre famiglie, altri ubriachi.
E in tutto questo, la settimana scorsa sono scivolata per terra, da sola, di notte: e rido. Livido viola, chiappa sinistra. Buonanotte Aix!

martedì 9 dicembre 2008

cappuccetto rosso

Così mi hanno chiamata per strada qualche giorno fa. In effetti...basco, cappotto e rossetto. è il fantasma del Natale passato/presente/futuro che è in me.
Nel frattempo mi chiedo: cosa sta capitando al mondo che va tutto storto? Da qui, dal mio universo parallelo alla vaniglia, dove il tempo corre anche se sembra fermo, da qui mi arrivano immagini di mare imbalsamato nei ricordi. Perchè c'è chi vola via, senza dire niente. Affoga come i poeti e sopravvive come le poesie. Ma lascia una scia da cometa riflessa, da fotografia, da registratore. Ecco cosa succede, quando si parte. Che si è lontani e non si può che osservare a distanza lo sconforto. E tenerselo addosso finchè non si capisce. Basta un "ciao"? un" ti voglio bene"? Basta?
Basta.... vale, come la felicità e i ricordi. Ho già salutato. Avrei voluto sorridere.

Pioggia su pioggia, onda su onda. Guardo dalla finestra ombrelli deambulanti. Reduce da temi e riflessioni sulla modernità, l'anti-modernità, la poesia e l'educazione. Sentimentale, s'intende. E mi aspetta un libro che mi guarda lì dal letto. Inerme e intonso. Perez, non era poi Perez. Misunderstanding. Adesso c'è il vero Perez. E non è stata una bella scoperta, no.
Ometto di mezz'età. Basso. Barba. Vestito di beige e colori slavati simili. Ha le braccia talmente corte che le mani sono sempre coperte dal maglione, come fanno i bambini timidi. Ma lui non è timido, non lo è per nulla! Decanta con voce tonante stralci di Céline. Che Céline in francese è incomprensibile, con tutte quelle sue parole e puntini di sospensione e frasi a metà.e.e.e.
E poi ti guarda fisso negli occhi e non capisci se domanda o ti minaccia e tu abbassi lo sguardo, cosa devi fare? Voce da cattivo dei film.

lunedì 1 dicembre 2008

e inverno fu...

Una settimana che non faccio altro che starnutire. tossire. lamentarmi. e soffiarmi il naso. il raffreddore non passa. E Aix si surgela sempre di più.
Natale Natale Natale!!!! Che puntuali 'sti francesi, oggi 1 dicembre hanno definitivamente acceso tutte le lucine della città! anche se, vuoi per la crisi economica, vuoi per l'inquinamento luminoso, l'illuminazione natalizia 2008 è un po' patetica. Ma ci piace lo stesso. Il Cours Mirabeau è tutto pieno di deliziose casupole di legno con neve finta applicata, Ci sono le giostre e le renne di Babbo Natale. Sono così in clima festoso che riempirei la casa di caramelle rosse e bianche a righe, alberi e alberelli, vischio, bacche, festoni, balocchi e folletti. Per ora ci accontentiamo solo del calendario dell'avvento al cioccolato però.
A parte questo, gli esami si avvicinano tremendamente e la cara vecchia Martine amplifica il suo piano di terrorismo psicologico. Ad esempio. La settimana scorsa ci da un esercizio da fare in classe. Lo faccio. Le chiedo se va bene. ça va, mi dice. Due cose da cambiare, le cambio e tutta fiera di me, consegno. Bene. Oggi ci restituisce i compiti e con aria innocente ci dice "ho fotocopiato alcuni dei vostri compiti senza chiedere il permesso agli studenti. Così guardiamo insieme cosa non si deve fare".
Ovviamente tra i 3 compiti selezionati il mio c'era! Perchè!? Poi guarda, legge, controlla e dopo aver distribuito 20 fotocopie con il mio esercizio come dimostrazione di ignoranza studentesca si rende conto che il mio compito andava benissimo e che non aveva letto bene. Lei, la cara Martine, bocca da rana e testa gigante. Lei, di un'acidità sconfortante.
La settimana passata ci siamo permesse un pomeriggio marittimo. 2 ore di pullman e 20 euro di viaggio. Stesso budget e stesso tempo, con ryanair andavo fino a Londra. Invece sono andata a Cassis, passando per Aubagne. Freddo polare, pioggia, buio.
A Aubagne sale con noi sul pullman un vecchietto. Vecchio vecchio, con un mazzo di rose rosse in mano. A chi lo porterà, ci siamo chieste. E malignato e fantasticato e un po'riso. Poi partiamo e passano chilometri e pioggia senza fermate. Dopo più di mezz'ora il pullman si ferma e il vecchietto con le rose scende. Io mi volto e lo guardo. Lo vedo entrare nel cimitero, con il suo mazzo di rose rosse tra le mani. Spaccacuore. Di lì poi è stato tutto strano per un po'. Un po'ovattato. Un po' soffocato dalla tenerezza.
"ma noi ameremo mai così?" mi chiede
"ma noi saremo mai amate così?" controdomanda.
Bo. Fatto sta che 'sto amore è proprio una roba strana e da qui lo guardo e lo osservo addosso a tanta gente. C'è chi soffre, chi risorge, chi tradisce, chi resta fedele, chi si innamora a distanza e chi a distanza capisce che è ora di tagliare i cordoni ombelicali. Si vedono amori improbabili sbocciare e altri che non sono proprio proprio amori, ma esplodono comunque.
Imparo da qui. Imparo tanto. Imparo anche me. Ed è tutto dire.