giovedì 2 ottobre 2008

ciondoli e ninnoli

Il meraviglioso ciclo blu ha i freni difettosi. O forse anziani. Luna ha una storia. C’era una volta una bicicletta grigia abbandonata. Un anno. Due anni.
C’era una volta una bicicletta blu vecchissima con cui avevo fatto tante cose. Tipo gite solitarie nella mia città. Giornate autunnali bagnate di arancione e incastonate di ricci e castagne sul vialone. Giornate invernali intrinse di umidità, spennellate di grigio urbano profumato di guanti e lana. Giornate estive abbronzate di verde e sudore. Giornate primaverili annusate di fiori, gonfie di luce. Un giorno piovigginoso la bicicletta blu è sparita nel nulla.
Dopo qualche anno, la bicicletta grigia è apparsa come una cometa. Anima stanca e sola si è addormentata sul mio cancello. Un anno. Due anni. Io l’ho salvata, in un certo senso. Adottata, addormentata nel garage un altro anno. Scartavetrata, colorata, pitturata, rigata di blu e azzurro. Rovinata di sfumature d’oro. Luce. Quindi luna. Quindi mia, per forza.
Va bene, allora questa Luna recuperata dagli inferi e portata a nuova vita… in Provenza. Solo che Luna, forse, deve ancora abituarsi alla nuova mondanità: il furore aixoise la sconvolge un poco. O forse sconvolge me. O forse è uno sconvolgimento aleggiante che impedisce alle persone di camminare con un ordine logico a governare il cervelletto. Gente ovunque, che cammina, vaga, erra con gli occhi distanti dall’orizzonte. Les Aveugles baudleriani che guardano il cielo, chissà perché. Fatto sta che i provenzali di Aix en Provence non amano avere direzioni, ignari di pericoli vaganti e pedalanti. Tipo me. Ergo. Pedali con una mano al campanello (che poi io non suono mai) e l’altra sul freno, pronto a inchiodare per evitare il dramma. Ennesima strage del mercoledì pomeriggio: anziana con giacca rossa investita da giovane ciclista italiana incauta.
Mercoledì pomeriggio, ore 16: initiation à la langue espagnole. Una classe enorme, con banchi enormi. Io un piccolo Gulliver nel paese dei Giganti. Di fianco a me l’ennesimo Luca che ha spontaneamente deciso di martirizzarsi e accompagnarmi perché-da-sola-a-lezione-cosa-faccio. Dall’altra parte l’americano Daniel. 21 enne alto e stupido. Biondo e rincoglionito.
Questo è: Luca e io ci sediamo in fondo perché lui lì cosa c’entrava? Doveva copiare appunti, non stare attento, io nonostante la sordità imperante ho pensato che la prima fila non me la sentivo, quindi va bene l’ala oscura della terzultima fila di banchi. L’americano Daniel si siede. Dietro, le allemanne Steffy e Holga, il francofono Cédric e dietro ancora la non-ben-identificata sconosciuta e la tedesca innominata. Luca tenta invano di dialogare con Holga. Afona. Luca si alza, esce e mi lascia in balia di questi stranieri poco loquaci.
La professoressa, che ancor non ho capito se francese, o spagnola, o, decide di farci fare una simpatica pagliacciata di dialogo a più voci in lingua ispanica. La tedesca Holga non ha detto una parola, solo fatto su e giù, destra e sinistra con la cabeza; l’allemanna Steffy ha partecipato attivamente con qualche risata, la non-ben-identificata si è esibita in uno spagnolo francesizzante con tanto di apparecchio in bella vista, il garçon Cédric e lo statunitense Daniel come presentatori. Uau. Daniel, grande primo uomo, si scatena in dialoghi ispanici che hanno come intercalare permanente “Francesa, bellissima”. Palese imbarazzo. Continua. Fin tanto che io in preda a crampi viscerali prendo la borsa e me ne vado. Pausa lezione. “tu pars?” “oui, je pars”. L’allemanna muta decide di parlare: “perché te ne vai?” “j’ai un cours” “ a quest’ora? È impossibile. Come mai? Che corsi? “. Un orso impiccione con baffi e maglia a righe, muta per più di un’ora e mezza, ha deciso di iniziare a parlare nel momento più inopportuno. La fille italienne, evidentemente in difficoltà, senza rispondere, sorride, si mette gli occhiali, gira i tacchi e se ne va.
Pedala, pedala, rischio angina pectoris. Salvezza di plaçe de la Mairie. Il letto al terzo piano ha quattro cuscini e 3 coperte. Un pupazzo e una superchicca. Dei campanelli sul muro, baci scattati e matite colorate. E una piccola iena stanca e addormentata tra i cuscini bordeaux.

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