sabato 27 settembre 2008

il sabato del villaggio

Vorrei sapere amare così ( abbiamo detto). Così come una canzone. Una canzone d’amore. Perché certe volte ascolti e certe parole ti svuotano dentro, come se poi non avessi più niente dentro. Come se, quello che c’è dentro, fosse già stato regalato. E allora ascolti, magari guardando fuori da un finetrino, che sia di un treno, o di una macchina, o di un pullman. Un pullman, nel mio caso. E intanto guardavo un amore (amore?) sbocciare. Il sabato del villaggio, quando i bambini si svegliano e aspettano. Aspettano lunedì per tornare a scuola, aspettano la domenica per dormire ancora un po’. Non sono bambina, ma il discorso vale tanto quanto. Comunque per non cadere in tratti di malinconia, è giusto raccontare di questo amore nato e cresciuto davanti ai nostri occhi, si. Perché oggi grande giorno: gita a Monacò e Montecarlò. 30 € per stancarsi un po’. Sedute in pullman con cinesi, americani, thailandesi, britannici, tedeschi, belgi, esteuropei (vestiti-mon dieu- ingiacchettati come figli di parlamentari per andare al casino). E un italiano: Luca. Su 4 italiani conosciuti, 3 si chiamano Luca. Forse è un nome molto comune, o forse, ho troppi scheletri nell’armadio. Ma va bene, va bene, che tanto per andare a Monaco ci si mette poco: 3 ore. Nette. Uno strazio. Se non che, proprio davanti a noi, un’improbabile coppia da sfogo alle proprie pulsioni, più romantiche che altro. Inquadriamo. Lei: cinese ( o giapponese?), alta circa 1 metro e 50, con: borsa di gucci, occhiali di chanel, lucidalabbra di dior, canotta-tette-fuori rosa fucsia ( in tinta con ombretto, precisiamo, spalmato su un’autostrada di eyliner) e gonna (che lasciava scoperti quei 4 o 5 cm di mutanda bianca) a pois.
Lui: bellezza hitleriana di 1 metro e 80 circa. Capello biondo cenere e occhio azzurro alla Terence Hill ai tempi d’oro, testa squadrata e fronte bassa. Decisamente logorroico di un’età indecifrabile.
Questi due improbabili lovers sono diventati la nostra unica e appassionante compagnia. Sono partiti con foto e fotine, per passare poi a un romantico scambio di patatine in sacchetto ( con tanto di imbocco), a un manina-manina…ma… nessun bacio! Né all’andata, né al ritorno, dove la faccenda si è fatta decisamente più ingombrante perché era più un copulare che altro. Nessun bacio. Nel mio desiderio di romanticismo non aspettavo altro. Ormai i baci di cellulosa non mi bastano più. Sarà per la prossima volta.
Intanto noi due assonnate e pluri vestite ragazzine autunnali siamo arrivate nel principato per fare una sorta di maratona, conclusasi a Montecarlo con l’incauto, ennesimo acquisto da zara. Proseguito con sensi di colpa deliranti. Allietati però dal rutto en plein air di una distinta signora anziana che proprio proprio mentre mi passava di fianco ha deciso di spalancare le fauci e fare uscire il brutto del pasto appena digerito. Salute.
Intanto Aix e il suo fetore mefitico sono stati lavati ancora da nuvole di passaggio.

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