lunedì 29 settembre 2008

e non ho neanche pranzato

Umiliante. Non saprei come altro definirlo. Per definire me un “foca monaca” andrebbe più che bene, ma la situazione era assolutamente umiliante.
Giornata cominciata con la solita sveglia che non suona, non si sa perché. Siamo comunque riuscite ad arrivare in tempo all’Università, tutte belle affannate e piene di borse; una borsa in particolare era decisamente di troppo: quella con il cambio per fare danza. SI, si. Qualche anno fa, quando millantavo un ruolo in squadre di calcio e calcetto varie ed eventuali, qualcuno mi chiese “ma non potresti fare danza che è più femminile?”. Bene, oggi c’ho provato. E non lo farò mai più. Tant'è che qualcun'altro mi ha esplicitamente detto "si sa che per la danza non sei portata".
Arriviamo puntuali e precise, maglia bianca e pantalone da ginnastica ma-anche-no, calzina pseudo ginnica e bottiglia d’acqua. Ci mancavano solo gli scaldamuscoli rosa che grazie al cielo non abbiamo comprato. Bene, entriamo e ci troviamo in un ecosistema di anoressia trionfante, dove le filles erano tutte bionde, alte e vestite di nero. Io col capello scuro, il mio fiero metro e 58 e i pantaloni a pinocchietto sembravo la sorella Calimero. L’insegnante era probabilmente la sorella albina e francofona di Carla Fracci. Probabilmente con la mente essiccata dall’insegnamento, è un'opzione, ma una che ti assicura che il livello del corso è “débutants” poi ti trovi davanti cavallette sgambettanti che esibiscono semi spaccate per aria, non so, forse, pensi, ti sta prendendo per il culo. Ero tentata di chiederglielo.
Io mi vedevo già attaccata alla sbarra con un tutù rosa e chignon a imparare il pliè, invece questa aringa rinsecchita ci ha buttate in mezzo a un branco di aspiranti amiche di maria de filippi, ignorandoci bellamente. Fatela voi una lezione di danza, oltretutto in un incomprensibile francese alla Roland Petit, senza aver neanche mai fatto la ruota.
Ci guardava, e ci ignorava, l'aringa. L’unica cosa che ha avuto la grazia di chiederci è stato di andare in ultima fila.
Nel frattempo sto aspettando una forse visita parmigiana, in questa assurda giornata umiliante ma divertente. Lusingante anche, da qualche punto di vista. Di acidità dovuta, meritata e fisiologica. Voleranno forse piatti da rue venel? E chi lo sa. Qualcuno ci vuole bene comunque. E la nostra casa è bellissima. Come noi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sto lasciando il PRIMO commento di tutto il blog... E la cosa mi inquieta un po', è come fare il primo graffito su un muro tutto bianco. Ma, mi sono detta, visto che mi è già capitato di usare delle bombolette su un muro immacolato, posso inaugurare anche i commenti di un blog (è sicuramente un atto meno vandalico).
Com'è che scrivi da quasi un mese e me l'hai comunicato solo ora?! Potrei forse offendermi... Ma anche no, dopotutto i tuoi post mi piacciono un sacco -certo, non quanto il mare a settembre, senza offesa-
E, mia cara, cosa sono tutti questi pizzi e merletti?! Il fallimento della lezione di danza segna una chiara vittoria... SPIRITO EMO 1 - 0 TUTTO IL RESTO! Mi raccomando, sii ggiovane!

Anonimo ha detto...

io lo so cosa vuoi. vuoi l'estate per uscire, scoprire e scoprirti. vuoi le illusioni per alimentare i tuoi sogni. vuoi il sole che esalta i profumi. vuoi un palcoscenico per il tuo personaggio. forse hai solo sbagliato sala. prova alla prossima porta. per l'estate invece dovrai avere pazienza. F