La vita è ricominciata più o meno normalmente dopo la neve. A parte il fatto che vista l'inaspettata catastrofe biancheggiante tutto è rimasto bloccato e glassato per giorni. Esami annullati per una settimana, locali chiusi, strade deserte.
Stamattina mi sono alzata e il cielo era azzurro. Sole. Della neve neanche più l'ombra. Ma tanto necessito di isolamento. isolamento da studio. Necessito, ci soffro, ma necessito. Basta dire che ieri sera mi facevano male le ossa del sedere. Condizione sufficiente e necessaria a dimostrare che non mi sono mossa di casa neanche per comprare il giornale, che ne so. O per comprare le sigarette. O la coca cola. A quello, ci ha pensato Simo.
Inizia il count down al ritorno. Si potrebbero elencare i pro e i contro, non so chi vincerebbe ma ci si può almeno provare. Anche se non vedo l'ora di essere sommersa dalle mie abituali frenesie quotidiane. Si ingrassa a rallentarsi, e infatti è evidente che il mio metabolismo ha sofferto dell'assopimento. "Sembri un criceto", mi han detto. Grazie, aggiungo. Ma non importa.
Del ritorno mi spaventano gli incontri, almeno in parte. Gli scontri, si può dire. Perchè non ci si può evitare per sempre e presto o tardi il muso contro lo dovremo pur sbattere, o no? Il problema sta tutto in un nome. Non sto a elencare e dilungarmi, ma io ho un problema di approccio con un nome. Maschile.
Di quelli che si chiamano così, non ne ho incontrato uno normale e di uno mi sono pure innamorata. Dramma dei drammi.
Adesso, piuttosto, mi chiuderei in atteggiamento misantropico e alla prossima stretta di mano, scappo a gambe levate.
A curriculum ne ho almeno 3, se non 4. Anzi, 5! o 6?
E, giusto per precisare, mamma sono anch'io per la monogamia, ho solo inseguito il nome sbagliato!
C'era quello già fidanzato, quello che poi siamo diventati migliori amici, quello che il nostro amore era più platonico e immaginario che altro, quello che ci siamo dilaniati a vicenda.
Quello che un bel giorno di settembre mi si inventa una love story progettando e immaginando, poi sparisce nel nulla rifugiandosi dietro a disturbi depressivi. Tutto questo, nel mio più totale silenzio. Avrei capito se avessi sfoderato almeno una goccia o due del mio isterismo, sarebbe stato giustificato; ma giuro che non ho neanche fatto in tempo a dire il mio nome, probabilmente.
Quello che è succube della sua vita e pensa che tu- cioè, io- possa salvarlo dall'inferno senza però muoverlo di un millimentro dalla sua palude in cui vive felicemente sotterrato e insoddisfatto.
Quello che ci siamo amati troppo credo. O troppo poco.
E quindi ora penso di aver sbagliato tutto. A cominciare dai nomi. Anno nuovo, vita nuova. Sto dimostrando una calma olimpica totalmente inaspettata. Serenità scandita da qualche conto alla rovescia, da qualche "che due palle", da qualche fotografia. Da qualche "ma davvero?" e da qualche "si, si... è vero". ci si incoraggia coì, cambiando. Scoprendo e riscoprendo.
Sono arrivata alla tranquillità zen del grado di appagamento quasi massimo per il momento. Che se anche le cose per sfiga dovessero andare tremendamente male, mi fa pensare positivo. La relazione più importante della mia vita è andata avanti a distanza in questi mesi ed è cresciuta e ingrassata. E non parlo di uomini. Ma dell'amore più bello che c'è.
"Perchè le settimane mi si scandicono coi giorni che passano e che arrivano, perchè so che per un giorno di distanza, ce n'è uno di vicinanza, e via così... Adesso so anche che non c'è bisogno di stare appiccicati 24 ore su 24 e che non è il bisogno morboso che fa andare avanti le cose."
Si sbaglia tutto, certe volte.
Certe volte la violenza ti sbatte contro come un incubo da cui ti svegli sudato. Altre, la violenza non esiste nelle mani, ma nei pensieri, negli sguardi. Nell'amore che finisce e ti calpesta a forza di "no". Gli occhi si spengono, la voce non riecheggia più e sei pesante. Pesante. Pesante come uno scoglio beckettiano piantato e sotterrato al centro di una scena spenta. Così ingombrante da venire evitato. Nemmeno più ti prendono a calci. Chi, l'amore? Quello, a un certo punto, ti guarda da lontano e ha cambiato colore. Reietto. Non rimane che l'ombra o il gusto falsato. Un'eco che ripete solo quello che-non-vorresti sentire, come un nastro rotto su una radio bellica.
Quando finisce, non esistono più bugie.
Le bugie si dicono per salvarsi. Certe storie vanno avanti a suon di bugie. Per amor proprio, non amor dell'altro. Perchè se menti è per non farti del male. Ma l'altro, a cui non servono occhi nè orecchie, ti osserva nel profondo e tiene stretta la tua mano lo stesso, anche se solo per un dito.
Ecco cosa ha spento la candella. tutti quei punti di domanda scritti stupidamente. Quei dubbi che a volte fanno sentire vivi. Perchè la perfezione stufa. E più la inseguiamo, più la desideriamo, più la invochiamo. Più, involontariamente, la evitiamo. Perchè fa paura. e' un mostro verde e pigro seduto su un trono. Niente, intorno a lei. Sapresti accettarla? Meglio correre, no? Barricarsi dietro all'idea di lei perfetta. Farfalla inarrivabile che si libra tra le stelle. Così noi la cerchiamo allungando le braccia. E basterebbe molto meno, in realtà.
Guardare a destra, poi a sinistra e andare dritto davanti a noi, senza violentarsi l'anima di follie.
sabato 10 gennaio 2009
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1 commento:
ciao amica, che bello!lo so che è un commento banale, ma, per l'iniziativa "migliora il tuo carattere e diventa più espansiva" lo lascio lo stesso (del resto come sai il mio carattere è già irriconoscibile..:)).
Entro nella mia settimana clou!!:) e già prima di entrarci avrei troppa voglia di un giorno come quest'estate, in stile vecchie-bagnetto-attenzione!congestione-autostrada!
Bisous!
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