martedì 6 gennaio 2009

gennaio

é cominciato. 2009. Duemilanove. Vecchio 'sto mondo. Auguri, intanto. Che poi non è che cambi niente da un giorno all'altro. Però ci sono sempre novità che capitano, arrivano, scombussolano e sorridono.
Io mi sento una Penelope lontana. Che lascia marinare idee e tele, che da tempo al tempo, guardando da Rue Venel verso la piazza, più deserta che mai. Aix ha avuto una fretta indemoniata di far evaporare il Natale. Torni a inizio gennaio e di Santa Claus non c'è più neanche l'ombra. Anzi. Solo nebbia e desertificazione totale. Depauperamento post festivo. Non so, comunque sono gli ultimi giorni, le ultime settimane di questo Erasmus un po' da pendolare, un po da "più vecchia". Gli sgoccioli... poi si vedrà.
Esami alle porte, pigrizia latente, libri portati ingiro qua e là come cani da passeggio, per sentirsi meno in colpa. Un po' degli animali da compagnia. Compagnia ispanica, storica e francofona... poi si vedrà. Aiuto.

Ho fatto anch'io i miei buoni propositi per quest'anno e sono ottimista, da qualche mese a questa parte. Tanto che il mio duemilanove è iniziato ballando canzoni tedesche con perfetti sconosciuti, o con volti ben noti, a sorpresa. Seguito da un viaggio della speranza. Ok che sono stata battezzata e svezzata da interminabili tragitti Francia-Italia, ma ogni viaggio è una sorpresa.
Ben sapevo che tornare dal Trentino in treno sono più di 4 ore, ma rispetto alle 15 dell'ultimo ritorno mi spaventavano ben poco. E allora 6e30 del mattino si parte con valigia aerospaziale e tristezza cosmica, freddo polare e musica nelle orecchie. Primo treno: Bolzano-Verona. preso per un pelo. Arrivata più che puntuale. Secondo appuntamento ferroviario: Verona-Modena. di corsa, poi: treno soppresso.
- Mi scusi?
- Si signorina.
- Quindi cosa faccio?
- c'è il pullman! esca, a sinistra vedrà la fermata.

Va bene, io e altri disperati pendolari, viaggiatori e turisti.
Poi arriva il pullman e salgo ed è pieno. Quindi? Si viaggia in piedi, no? in mezzo a un corridoio largo come un braccio piegato, a ascoltare musica, canticchiare e guardare il nulla fuori dai finestrini. Nebbia, neve. Neve, nebbia. Albero. Casa. Neve, nebbia. Nebbia, neve.
Così per più di un ora. Almeno ero in viaggio. Poi a Mantova i turisti scendono e io riesco a sedermi e salgono orde di gente. Che se su tutti quelli che salgono vedi un uomo vecchio, sfatto strabico e senza denti, dove vuoi che si sieda, se non vicino a te. E infatti...
Fino a Suzzara. Un'ora. Un'altra ora di nulla o quasi. Che quando scendi dal pullman vedi che non c'è niente se non goliardia di anziani con bottiglia di vino a mezzogiorno, ancora neve, ancora nebbia e nient'altro.
Almeno fino a casa, macchina.
Questo il ritorno, il primo. Poi il secondo, verso la Francia. A cantare per ore in macchina.
E ora sempre qui, con libri, caffè, coca light, cereali e tisane. A studiare. E traslocare.

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