martedì 9 dicembre 2008

cappuccetto rosso

Così mi hanno chiamata per strada qualche giorno fa. In effetti...basco, cappotto e rossetto. è il fantasma del Natale passato/presente/futuro che è in me.
Nel frattempo mi chiedo: cosa sta capitando al mondo che va tutto storto? Da qui, dal mio universo parallelo alla vaniglia, dove il tempo corre anche se sembra fermo, da qui mi arrivano immagini di mare imbalsamato nei ricordi. Perchè c'è chi vola via, senza dire niente. Affoga come i poeti e sopravvive come le poesie. Ma lascia una scia da cometa riflessa, da fotografia, da registratore. Ecco cosa succede, quando si parte. Che si è lontani e non si può che osservare a distanza lo sconforto. E tenerselo addosso finchè non si capisce. Basta un "ciao"? un" ti voglio bene"? Basta?
Basta.... vale, come la felicità e i ricordi. Ho già salutato. Avrei voluto sorridere.

Pioggia su pioggia, onda su onda. Guardo dalla finestra ombrelli deambulanti. Reduce da temi e riflessioni sulla modernità, l'anti-modernità, la poesia e l'educazione. Sentimentale, s'intende. E mi aspetta un libro che mi guarda lì dal letto. Inerme e intonso. Perez, non era poi Perez. Misunderstanding. Adesso c'è il vero Perez. E non è stata una bella scoperta, no.
Ometto di mezz'età. Basso. Barba. Vestito di beige e colori slavati simili. Ha le braccia talmente corte che le mani sono sempre coperte dal maglione, come fanno i bambini timidi. Ma lui non è timido, non lo è per nulla! Decanta con voce tonante stralci di Céline. Che Céline in francese è incomprensibile, con tutte quelle sue parole e puntini di sospensione e frasi a metà.e.e.e.
E poi ti guarda fisso negli occhi e non capisci se domanda o ti minaccia e tu abbassi lo sguardo, cosa devi fare? Voce da cattivo dei film.

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